Chi è Remo Pannain?
Sono un avvocato penalista romano, 56 anni, sposato con Roberta Catania, con due figli, che svolge a tempo pieno la professione forense seguendo la tradizione della sua famiglia.
Chi è Remo Pannain il prestigiatore?
Sono da sempre, da quando avevo 5 anni e ho ricevuto in dono, a Natale, la prima scatola magica, un grande appassionato di giochi di prestigio. Ho studiato a lungo le basi del close up, della magia da scena e da salotto sotto la guida dei migliori prestigiatori romani. In realtà il mio primo Maestro nel mondo dei prestigiatori è stato il “Mago Franck”, al secolo Franco Andreucci di Viareggio (dove trascorrevo parte delle mie vacanze estive a casa della nonna). Andreucci è un eccellente prestigiatore, uno dei primi vincitori della bacchetta magica d’argento, mi ha insegnato moltissimo, con il suo esempio e con la sua praticità. A Roma ho avuto la fortuna di essere ammesso a casa Zelli, dove ho ricevuto i severi, ma attenti insegnamenti del Professore (Giampaolo Zelli era ordinario di chirurgia geriatrica all’università di Roma), ho conosciuto Tony Binarelli, che considero un grande Maestro che ancora, quando ci vediamo, ha qualche novità da mostrarmi o qualche “dritta” da passarmi; ho frequentato spessissimo “Curiosità e magia” il negozio di Franco Contigliozzi, per me un Maestro di vita, non solo di Magia, allievo diretto di Slydini. Devo la mia passione per la cartomagia a Lamberto Desideri, del quale mi considero un allievo, i cui consigli sono impressi nel mio cuore e riemergono ogni volta che mi avvicino a un effetto nuovo. Anche se non posso considerarmi un suo allievo, non voglio dimenticare Vinicio Raimondi, che mi ha sempre dato ottimi consigli e una fraterna amicizia. Non voglio dimenticare i suggerimenti di Claudio Pizzuti e dei “vecchi” Arsenio e Tesini. Con questi Maestri ho imparato la vita e la magia e ho trascorso momenti indimenticabili, di rari piacevolezza e divertimento. Mi sono esibito davvero in tutto il mondo, ho avuto l’opportunità di conoscere e imparare direttamente da Vernon e da Slydini, ho “fregato” l’ amico Tamariz con il mio S.H.I.P. Deck, ho vinto un premio internazionale a Cannes, e, subito dopo, sono stato ingaggiato nei gala di Close up dei maggiori congressi magici: Magic Hands, due volte Ron Mc Millan ecc.. Oggi, quando la professione me lo consente, mi esibisco per beneficenza e in qualche raro galà. Ovviamente a Supermagic, evento che mi ha dato e mi dà, tantissime soddisfazioni.
Chi è Remo Pannain nella quotidianità?
Ormai sono un padre di famiglia, titolare di uno studio legale con nove avvocati e di antiche tradizioni, il tempo libero non è tanto. Mi sforzo, però, sempre di dedicare un po’ di tempo a me stesso, praticando sport e meditazione (mi sono diplomato all’accademia superiore di Crescita personale secondo la Tradizione Iniziatica Essena, scuola che consiglio vivamente a tutti), occupandomi delle mie cose personali, leggendo qualche pagina di un libro, badando ai miei figli e corteggiando mia moglie. Mi sforzo di vivere secondo gli antichi valori, di applicare quell’autodisciplina che mi consente di essere libero e felice, di sorridere e di sorprendermi. Come dice Cerchietti non sono Fashion, ma Fascion!
Quali sono i tuoi rapporti con il mondo della magia? Perché non sei iscritto al CMI?
Quando ho cominciato a frequentare i prestigiatori, nel 1973 unica conferenza in Italia di Franck Garçia, a Roma c’erano, come adesso, sia l’I.B.M. che il gruppo regionale del Lazio del C.M.I.. Correttamente e contrariamente a quel che avviene adesso, le riunioni erano uniche, i soci erano (e sono) gli stessi. Col tempo e crescendo ho visto: decadere i circoli magici, crescere la tutela degli interessi personali a discapito del supremo interesse della magia italiana, la pochezza della massa dei prestigiatori. Così mi sono allontanato, limitandomi a confrontarmi con Amici Prestigiatori (la maiuscola non è un refuso) grazie ai quali riesco ancora a crescere magicamente. Ho promesso di iscrivermi di nuovo al C.M.I. se le cose cambieranno.
Qual’è il tuo rapporto con la Magia?
Credo nella magia, in quell’abilità che tutti gli individui hanno, ma della quale pochissimi sono consapevoli, di manipolare consapevolmente l’energia, di causarci la vita che vogliamo. Credo nella Prestigiazione come regina delle Arti, che coltivo con grande passione e che mi ha dato davvero tanto: gioia, rifugio, divertimento, compagnia, amicizie, successo e Maestri. Proprio per ricambiare in qualche modo, ho inventato Supermagic, che ha lo scopo di promuovere la magia dal vivo. E ormai, almeno a Roma, ho raggiunto il mio scopo. Per quanto posso, vivo da mago facendo il Prestigiatore, e con qualunque oggetto a disposizione riesco a intrattenere con la mia Arte.
Com’è la magia di Remo Pannain
Non sono un prestigiatore professionista, quindi scelgo ed eseguo solo gli effetti magici che mi piacciono. Mi esibisco in close up formale o tra la gente, in scena o in pedana, mi piacciono la manipolazione e la magia generale parlata. Non eseguo esperimenti di mentalismo perchè mi annoiano; quando l’effetto è davvero forte (come la lavagna del Mago Lodovico, ad esempio) lo eseguo come un qualunque gioco di prestigio senza tante manfrine mentalistiche. Per motivi di comodità non faccio grandi illusioni e il mio repertorio commerciale sta in una borsa. Quando ne vale proprio la pena allora di borse ne porto due, ma è raro. Al tavolo preferisco le carte alle monete, anche se eseguo i classici effetti come le monete attraverso il tavolo o il passaggio da una mano all’altra oppure le monete nel bicchiere. Me la cavo con la scatola di Okito e con qualche moneta truccata. Ovviamente eseguo i bussolotti o il filo della zingara. Con le carte, invece, ho un repertorio molto più vasto con qualche effetto di mia creazione come lo spettatore taglia agli assi, mi divertono le mosse difficili e l’uso sfacciato della misdirection. In scena i miei cavalli di battaglia sono 6 meno 3 =6 (six cards repeat), la corda di Tabary, gli anelli cinesi statici o volanti, il mazzo nel palloncino e la moltiplicazione delle bottiglie. Mi piace manipolare carte e palline, i nodi dei fazzoletti e a volte produrre un coniglio. Comunque la mia magia è semplice e diretta, brillante, ma non comica, visuale e di impatto. Quando provo un gioco cerco sempre di eliminare le mosse in più e di togliere i tempi morti e le ripetizioni dalla presentazione.
Ci hai parlato dei tuoi maestri, oggi se non frequenti i clubs ti confronti con qualcuno?
Credo che per crescere nella magia sia indispensabile aver avuto un maestro che ci abbia tramandato i segreti e poi, confrontarsi regolarmente con amici prestigiatori competenti. Ritengo di aver assorbito i principi cardine della prestigiazione che i miei Maestri non hanno mai smesso di inculcarmi e oggi vedo subito dove serve una pausa, una distrazione, un cambio di ritmo o la modifica di un movimento. Ho molti amici, ma pochi sono i prestigiatori con i quali mi consulto. Certamente Cerchietti e Mago Matteo sono tra questi, siamo della stessa generazione magica e loro sono veramente competenti, spesso i loro consigli sono preziosi. I dettagli che mi ha suggerito Mirco Menegatti, col quale mi sento spesso, sono sempre straordinari. A volte mi consulto con Flavio Desideri, con Simone Angelini o con Paolo Jacobazzi, più spesso, sempre per un motivo generazionale con Bob Noceti e con Luca D’Agostini. Rimpiango di non avere intorno a me una squadra con la quale lavorare, ma il mio tempo è sempre più assorbito dalla famiglia e dalla professione forense. Quando posso vado ai congressi, allora mostro a maghi sconosciuti i miei effetti e spesso ottengo nuove amicizie o qualche prezioso suggerimento. Sono fortemente convinto che oggi non si possa evolvere nella magia se non si lavori con una squadra molto affiatata, i numeri dei prestigiatori tedeschi che lavorano in squadra ne sono la prova.
Quali sono i prestigiatori che ti hanno ispirato o che ti ispirano maggiormente?
Oltre ai grandi prestigiatori italiani con i quali ho avuto il piacere di studiare, certamente una grande influenza su di me lo hanno avuto Slydini, prima di tutti e poi Dai Vernon. A casa di Slydini, a New York, ho visto fare dal Maestro cose grandissime, ad esempio alcuni degli effetti di Paul Harris con le tecniche di Slydini. Dai Vernon, durante il Fism di Madrid, mi ha insegnato la filatura e il diagonal shift palm, una grande lezione e, per me, una grande emozione. Sono rimasto molto colpito anche da Channing Pollock che conobbi al congresso di Boeblingen e col quale, grazie ad un’amicizia in comune dei tempi di Europa di notte, un’amica di mia nonna, trascorsi dei momenti straordinari. Tamariz è un amico, direi. E forse sono uno dei pochissimi che, benché invitato due volte, non è mai andato all’Escorial. Sono troppo pigro per studiare come fanno loro, e ormai non ne ho più il tempo. La magia di Tamariz mi piace molto e, anche se abbiamo stili diversi cerco di “rubargli” l’accorta miscela di principi magici che trasformano i suoi effetti in veri miracoli. Annovero tra i miei amici nella magia Michael Ammar, non un genio, ma un grandissimo esecutore, la cui costanza nel portare alla perfezione un effetto magico è davvero ammirevole, e Michael Weber con il quale trascorro momenti di piacevole creatività. La sua magia è sempre molto all’avanguardia, sia nel metodo che nella scelta degli effetti. Tra gli inglesi mi piace molto Guy Hollingworth, ma preferisco la magia di Chris Power, soprattutto le sue monete attraverso il fazzoletto trasparente, una grande fonte di stimoli. Mi piace, comunque, la magia di qualità e spesso, vedendola, capisco che ci sono ancora tanti gradini da percorrere per migliorare.
Cosa consigli a un giovane prestigiatore?
Soprattutto di studiare i classici e le basi, di capire bene i principi della prestigiazione e di sforzarsi di applicarli sempre, di non avere fretta di esibirsi a pagamento, ma di esibirsi il più possibile. Prima di fare le grandi illusioni, secondo me, bisogna saper fare bene la manipolazione da scena delle carte, le palle excelsior, gli anelli cinesi, la palla zombie e al tavolo i bussolotti, il gioco dei quattro assi, il matrix, le monete da una mano all’altra, copper and silver ecc… E poi non smettere mai di pensare che un effetto possa essere migliorato. Quando sarà il momento di esibirsi a pagamento, chiedere il giusto, mai troppo poco, per non svilirsi, essere corretti nel lavoro, ma anche non farsi mettere i piedi in testa è importante. Il consiglio che reputo il migliore è quello di rimanere se stessi, che spesso è la cosa più difficile, anche e soprattutto in scena e nella scelta dei giochi. Ve lo immaginereste voi Wolf Waldbaumer fare il numero di Scimemi e viceversa?
Cosa è stata per te la Magia agli inizi della tua passione?
Ero piccolo, ho cominciato a 6/7 anni, penso che la prestigiazione fosse per me l’anello che poteva congiungermi alla magia vera, alla realizzazione di un sogno che credo abbiano tutti i bambini. Quando trovavo un trucco o un effetto sull’enciclopedia dei ragazzi prima e poi sui libri che avevo ricevuto in dono, lo leggevo e lo rileggevo, lo immaginavo, lo provavo e riprovavo fino a che non riuscivo a farlo. Mi esibivo sempre a scuola o a casa coi parenti. A dodici anni conobbi Andreucci prima e subito dopo Zelli e Binarelli, il mondo magico si aprì e fui indirizzato allo studio delle basi. Manipolazione scenica delle carte, delle palline, nodi ai fazzoletti, e poi anelli cinesi, e bussolotti, mentre in close up, salto, controlli, doppia presa e filatura, tecniche di base delle monete ecc…..
Quanta importanza hanno avuto i circoli magici nella tua formazione?
Moltissima, all’epoca l’unico modo per avere informazioni era frequentare i circoli. A Roma il gruppo regionale del CMI e il ring dell’IBM, frequentati dalle stesse persone erano molto attivi. Sitta veniva ogni anno almeno una volta. Le conferenze erano molto interessanti e i giovani erano seguiti e spronati. Oggi, purtroppo non è più così. Un po’ è dovuto al cambiamento dei tempi, al più facile accesso alle informazioni, ma anche all’assenza di una seria politica di stimolo e di crescita per i giovani, a una gestione dopolavoristica dei circoli, alla necessità di fare numero e non qualità. Peccato!
Quale, secondo te, il futuro della magia italiana?
Non esiste più una scuola della magia italiana, non vedo all’orizzonte giovani validi, fino a quando non si cambieranno i metodi e non si ricomincerà da capo andremo sempre più velocemente verso un periodo oscuro, intanto nessuno si premura di conservare le tecniche di Brusini’s, il falso taglio di Slydini, l’apparizione a comando dei fazzoletti di Zelpy, i dettagli cartomagici di Roxas, i segreti sui giochi d’azzardo di piazza faticosamente raccolti da Vincenzo Janna e quant’altro ancora.